Sorridere al tempo del COVID-19



Con le facce coperte dalle mascherine per ridurre la possibilità di essere contagiati dal COVID-19, alcuni degli indizi facciali su cui fanno affidamento le persone per interagire con gli altri, come il sorriso, non sono più visibili.

Ci troviamo in un mondo “mascherato”, al momento, e le persone dovranno concentrarsi di più sugli occhi e la voce per interagire e connettersi con gli altri, afferma Jeanne Tsai, psicologa di Stanford. Questo avverrà in particolare per gli Statunitensi e gli Europei, che danno grande importanza alle emozioni ad alta energia – come l’entusiasmo o l’eccitazione – che sono associate a sorrisi ampi.

La dott.ssa Tsai spiega che esistono alcune differenze culturali nel modo di esprimere le emozioni, e ciò potrebbe spiegare il motivo per cui alcune persone hanno più resistenza nel coprirsi il volto rispetto ad altre. Gli Americani tendono a soffermarsi sulla bocca delle persone quando cercano di decifrare le emozioni che l’altro sta provando. La ricerca ha dimostrato che gli Statunitensi, rispetto agli Asiatici, giudicano come più amichevoli e più affidabili le persone che sorridono di più, così coprirsi la faccia potrebbe rendergli più difficile l’interazione con persone sconosciute. Queste differenze culturali si riflettono perfino nell’attività cerebrale. I Nordamericani, rispetto ai cinesi, hanno una maggiore attività cerebrale nelle regioni del cervello associate alla ricompensa (le stesse che si attivano quando si ricevono premi o denaro) quando osservano persone che fanno sorrisi ampi. Inoltre, la mascherina copre la parte della faccia che è considerata dagli americani come la più gradevole. Questa potrebbe essere una spiegazione del motivo per cui gli Americani si sono lamentati del fatto che le mascherine li fanno sentire disconnessi dagli altri.

Esistono delle strategie di comunicazione non-verbale da utilizzare quando si cerca di interagire con persone con mascherine?

Secondo la dott.ssa Tsai bisognerebbe imparare a sorridere con gli occhi e la voce, e ad imparare ad affidarsi al tono di voce e agli occhi quando si cerca di capire le emozioni altrui. Potrebbero esserci altri espedienti innovativi. Per esempio a Stanford gli operatori sanitari hanno messo alcune foto di sorrisi sui camici, o hanno indossato delle mascherine con su disegnata la stampa di una bocca che sorride.

Nel frattempo, potrebbe essere utile presumere che sotto le mascherine, le persone sono ancora amichevoli, affidabili e bisognose di aiuto – in particolare perché stanno cercando di proteggere se stessi e gli altri da malattie come il COVID-19.

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